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Weekly paper - Materie prime critiche: il caso della gomma naturale
di Nicole Beretta
Da sempre, l’accesso alle risorse ha segnato il destino delle potenze economiche. Oggi, per l’Europa, mantenere un ruolo centrale nell’economia ha un ostacolo: la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime critiche, caratterizzate da scarsità fisica e valenza economica, ma anche da complessità geopolitiche, ambientali e sociali; fra queste, la gomma naturale rappresenta un emblema delle sfide globali che legano fattori come la sostenibilità delle filiere, la dipendenza da Paesi terzi e la ricerca di alternative artificiali.
Definizione e quadro europeo
Il termine “materie prime critiche” si riferisce a quei “materiali di strategica importanza economica per l’Europa, caratterizzati allo stesso tempo da un alto rischio di fornitura”.1
Questi materiali vengono indicati in una lista aggiornata ogni tre anni, redatta dall’Unione Europea; si tratta di sostanze fondamentali per numerose attività industriali, rilevanti soprattutto per settori strategici come le energie rinnovabili e la mobilità elettrica, quindi essenziali per realizzare la transizione ecologica.
Ad oggi, questa lista presenta 34 punti, metà dei quali sono costituiti da terre rare, ovvero elementi della tavola periodica molto utilizzati in ambito industriale.
Utilizzi e rischi
Il fabbisogno di raw materials critici, essenziali, ad esempio, per i pannelli fotovoltaici, le batterie e i motori elettrici, che richiedono una grande quantità di minerali e metalli, aumenterà notevolmente nei prossimi anni. Molti minerali critici, in particolare il litio, hanno già registrato una grande volatilità, con aumenti di prezzo significativi tra il 2021 e il 2022, per una combinazione di fattori quali l’aumento della domanda, l’interruzione delle catene di approvvigionamento e le preoccupazioni per la contrazione dell’offerta.
Il rischio di fornitura dipende soprattutto dalla loro concentrazione in pochi Paesi, ma anche dalla percentuale di questi materiali che viene riciclata e dalle politiche degli Stati fornitori.2 Le governance degli Stati sono rilevanti anche perché la maggior parte delle importazioni nei Paesi europei proviene da zone con basso controllo della corruzione, scarsa efficacia del governo e stabilità politica: fattori che aumentano la potenziale interruzione delle forniture.
Inoltre, al contrario dei combustibili fossili, dove intervengono le scorte di petrolio e lo stoccaggio di gas ad ammortizzare gli shock del mercato, le materie prime critiche non godono di analoghi meccanismi di protezione: un esempio è la Borsa londinese, in cui le scorte di metalli come il rame e il nichel sono ai minimi storici.3
Il ruolo dell’Unione Europea
La Commissione europea, attenta a questo tema già dal 2008, ha stilato la prima lista nel 2011, contenente 14 materie prime. Nel 2020 ha pubblicato una Comunicazione contenente il Piano di Azione, il quale è incentrato sul rafforzare l’estrazione all’interno dell’Unione Europea, sul diversificare l’approvvigionamento e sul ridurre la dipendenza dalle importazioni, supportando progetti di ricerca e innovazione.
Il Critical Raw Material Act del 2023 rappresenta il maggior cambio di passo realizzato dall’UE in questo contesto: il suo obiettivo principale è quello di assicurare catene di approvvigionamento, sostenibili e diversificate, delle materie prime critiche. Si basa essenzialmente su due strategie d’azione: stringere accordi con Paesi terzi per assicurarsi i raw materials necessari e incentivare la ricerca di questi materiali all’interno dei confini europei.
Il ruolo dei Paesi terzi
La principale problematica rispetto all’approvvigionamento riguarda la Cina, che fornisce più della metà delle commodities rare all’Unione Europea; in particolare rappresenta il 98% della fornitura europea di terre rare e, per questo, qualora diminuissero i rifornimenti da questa Nazione, l’economia europea sarebbe particolarmente a rischio nei settori eolico e dei veicoli elettrici. L’Impero Celeste è anche fondamentale nella raffinazione dei metalli e negli investimenti in giacimenti minerari in Paesi terzi.
Uno strumento per arginare il potere di Stati come la Cina è l’approccio circolare: il riciclo potrebbe soddisfare tra il 20% e il 32% del fabbisogno annuale europeo.4
Le commodities critiche in Italia: opportunità e limiti
Nel suolo della Penisola sono presenti 16 delle 34 materie della lista redatta dall’Unione Europea, ma soltanto due vengono estratte: il feldspato, utilizzato nell’industria della ceramica, e la fluorite, impiegata in quella dell’acciaio, dell’elettronica e della refrigerazione.
Sebbene nel nostro territorio siano presenti numerose miniere, molte di esse sono chiuse da più di trent’anni a causa del loro impatto ambientale o per i minori margini di profitto.5
Seguendo gli obiettivi del Critical Raw Materials Act, l’Italia dovrebbe creare un programma minerario nazionale per aumentare l’estrazione, a condizione che ciò avvenga dopo aver risolto un serio problema ambientale: lo smaltimento delle decine di milioni di metri cubi di rifiuti estrattivi che si trovano nelle miniere dismesse. Infatti, non si dovrebbe puntare soltanto alla riapertura di queste sorgenti estrattive, ma anche a recuperare i rifiuti e a sfruttare la filiera nazionale del riciclo, che nel 2040 potrebbe arrivare a soddisfare circa un terzo del nostro fabbisogno di materie prime critiche, così da evitare di alimentare future dipendenze dall’estero.6
Per sfruttare il potenziale estrattivo italiano e non rimanere indietro con la transizione energetica, il governo italiano sta adottando misure volte alla semplificazione burocratica: oggi in Europa sono infatti necessari circa 15 anni per ottenere l’autorizzazione ad estrarre in una miniera, mentre in Cina, principale importatore in Europa, il processo richiede soltanto 3 mesi.7
Fonte: sinacloud.isprambiente.it, Siti minerari 1870-2023
Il caso della gomma naturale
La gomma naturale, estratta dagli alberi di Hevea, è stata inserita per la prima volta nella lista delle materie prime critiche nel 2017; si tratta di una commodity estremamente importante per l’industria automobilistica europea, soprattutto per le componenti degli pneumatici. L’industria delle gomme per veicoli, infatti, assorbe il 76% di tutta la gomma naturale prodotta globalmente, per la quale ad oggi non esiste alcun sostituto che presenti la stessa elasticità e durabilità.
Si tratta di un materiale fondamentale nella produzione di oltre 40.000 prodotti, grazie alle sue proprietà uniche, come l’elevata resistenza alla trazione e l’eccezionale resistenza allo strappo.
All’interno dell’UE, nessuno Stato produce né lavora questo materiale, di conseguenza l’intera Unione dipende totalmente dalle importazioni, principalmente provenienti dai Paesi del Sud-est asiatico.
Continuando sulla strada degli obiettivi imposti dalla Commissione europea, la ricerca si sta focalizzando su come aumentare la produzione di gomma da piante come il Tarassaco e il Guayule, che, a differenza dell’Hevea, sono coltivabili anche nel clima del Vecchio Continente.8
La crescente domanda di questo bene, esemplificata nelle economie in via di sviluppo da Stati come l’India, dove è sempre più richiesto per i sistemi di isolamento sismico e nella varie applicazioni edili, spiega l’espansione delle aree di coltivazione della gomma e l’utilizzo di più avanzate tecniche agricole nelle principali Nazioni produttrici.9
Una potenziale problematica legata alle coltivazioni è rappresentata da una malattia fungina, la Microcyclus ulei, che è in grado di distruggere i giovani alberi da gomma. L’impatto disastroso di questa malattia ha già manifestato i suoi effetti in Centro e Sud America, dove ha vanificato i tentativi di accrescimento della produzione. Ad oggi non si contano casi di diffusione in Asia, anche se la bassa varietà genetica delle piante, per la maggior parte cloni di quelle brasiliane, le rende molto suscettibili al contagio.
Dal Sud America al Sud-est asiatico
Per decenni il Brasile ha avuto il monopolio nella produzione di gomma naturale e, consapevoli del loro primato, gli agricoltori con l’aiuto del governo brasiliano hanno cercato di prevenire, con controlli severi sulle merci in uscita, l’esportazione all’estero di semi e piantine di Hevea brasiliensis, senza successo: sono infatti intervenuti gli interessi dei coloni britannici e olandesi in Asia che, alla fine del 1800, hanno sottratto numerosi semi dalle piantagioni brasiliane e li hanno diffusi nelle loro.
Nel giro di pochi anni, il Brasile è stato superato dalla Malesia, Paese il cui clima permetteva la raccolta durante tutto l’anno e le condizioni sanitarie dei lavoratori erano migliori rispetto a quelle nell’America Latina.
Le più grandi trasformazioni in questo campo si sono verificate tra il 1870 e il 1930, quando non solo il primato latino americano ha cambiato continente, ma si sono diffuse anche le auto, la cui relativa produzione di pneumatici ha causato un enorme incremento di domanda di gomma naturale. Inoltre, quando l’offerta era limitata e il mercato poco competitivo, i prezzi della gomma risultavano elevati; tuttavia, l’espansione delle piantagioni nel Sud-est asiatico, favorita anche da costi di produzione più contenuti, ha aumentato la concorrenza, dando origine ad un mercato più instabile. Questa situazione ha determinato una forte volatilità dei prezzi e una progressiva riduzione dei margini di profitto, nonostante la crescita della domanda a livello industriale.
Oggi il leader nel settore è la Thailandia, dove il 25% di tutti i produttori agricoli si occupa di piante di gomma naturale, generando una quantità di materiale pari ad un terzo della produzione globale. Questa diffusione è dovuta principalmente alle politiche promosse dal governo thailandese alla fine degli anni ’80, che costituivano un grande supporto economico per i contadini.13 Nel contesto attuale, data la centralità di questa coltivazione per l’economia, il Paese sta compiendo sforzi significativi per adattarsi alla Normativa Europea sui prodotti “deforestation free” del 2023, entrata in vigore alla fine del 2024, per la salvaguardia delle foreste e degli ecosistemi globali, adottando certificazioni di sostenibilità per garantire la tracciabilità della produzione e avviando piani di riconversione a supporto degli agricoltori al fine di ridurre l’impatto ambientale e incentivare le coltivazioni miste, obiettivi sanciti nella Normativa.
Problematiche socio-economiche
La produzione di gomma naturale solleva diverse problematiche, tra cui la necessità di mitigare il rischio di perdita di biodiversità, la promozione di migliori pratiche agricole e la gestione dei conflitti riguardanti la proprietà delle terre; essendo prodotta per il 90% da minori produttori indipendenti, è difficile assicurare una supply chain sostenibile ed etica.10
Gli alberi di gomma naturale, essendo coltivati principalmente da piccoli agricoltori, risultano essere, totalmente o parzialmente, la fonte di sussistenza di 20 milioni di famiglie in Asia sudorientale. Allo stesso tempo però, la crescita di domanda porta alla necessità di ampliare le piantagioni, anche in zone abitate, rendendole la causa di spostamenti non volontari di comunità, spesso indigene, come nel caso degli Orang Rimba in Indonesia.11
Mercato attuale e scenari futuri
Il prezzo di questa materia prima critica è molto fluttuante, con una variazione negativa che si registra ogni anno a partire dal mese di aprile, periodo in cui Thailandia ed Indonesia, i principali Paesi produttori, entrano nel periodo di raccolta, aumentando l’offerta.
Fonte: it.tradingeconomics.com, dati del 9/05/2025
Le previsioni per i prossimi anni mostrano una crescita delle dimensioni di questo mercato, che, secondo una stima realizzata nel 2024, dovrebbe raggiungere i 18,99 miliardi di dollari nel 2025 e salire fino ai 24,9 nel 2030, con un tasso composto di crescita annuale pari al 4,7%.14
Alternative alla gomma naturale
Nel contesto attuale, la ricerca si sta muovendo per cercare alternative sintetiche, non solo per sopperire alle minacce rappresentate dai patogeni delle piante, ma anche per trovare un equilibrio sostenibile tra l’aumentare la quantità di coltivazioni di Hevea e la tutela della biodiversità, contribuendo al contempo agli sforzi europei volti a diventare meno dipendenti dall’estero.
Oggi le gomme sintetiche variano in base alle loro qualità ed applicazioni, le migliori alternative a quella naturale sono: il silicone, materiale ottenuto con un processo che utilizza la sabbia scaldata ad altissime temperature, e che può essere utilizzato per oggetti di tutti i giorni, avendo bassa tossicità e resistenza al calore; un altro sostituto è il nitrile, il quale presenta caratteristiche più simili alla gomma naturale ed è usato soprattutto in ambito industriale. Esiste inoltre il vinile, un’alternativa più green ed economica alle precedenti e infine il neoprene che, a differenza del vinile, non è riciclabile, è più costoso ed è usato principalmente come isolante elettrico e per le sue proprietà impermeabili.15
Conclusioni e prospettive
Questa materia prima critica ha un ruolo fondamentale per l’economia di molti Stati, ma le insidie legate a nuove regolamentazioni, fluttuazioni di mercato, bassi livelli di governance nei Paesi produttori e problematiche ambientali, rendono necessario diventare meno dipendenti da un approvvigionamento terzo.
È fondamentale che in Europa la ricerca in materiali alternativi continui e che si inizino a coltivare piante adatte ad un clima diverso da quello sub-equatoriale di cui l’Hevea brasiliensis necessità, nella speranza di riuscire a rimuovere dalla lista delle commodities rare questo materiale.
SITOGRAFIA
Materie prime critiche - https://www.mimit.gov.it/it/impresa/competitivita-e-nuove-imprese/materie-prime-critiche/materie-prime-critiche
Materie prime critiche - https://www.mase.gov.it/pagina/materie-prime-critiche
Materie prime critiche - https://www.eunews.it/rapporto-draghi-parte-b/2-materie-prime-critiche/
M come Materie prime critiche: cosa sono e come l’economia circolare può fornirle - https://www.gruppoiren.it/it/everyday/abcircular/2023/cosa-sono-le-materie-prime-critiche.html
Ci sono terre rare in Italia? No, ma abbiamo materie prime critiche: ecco l’ultima mappa disponibile - https://www.geopop.it/terre-rare-in-italia-mappa/
Materie prime critiche, in Italia se ne estraggono solo due (su 34). Ecco la mappa completa dei giacimenti - https://www.open.online/2024/07/24/materie-prime-critiche-mappa-giacimenti-italia/
Materie prime critiche, l’annuncio del ministro Urso: “Miniere aperte entro fine anno. L’obiettivo è diventare leader europei nel riciclo” - https://www.open.online/2023/07/13/materie-prime-critiche-urso-riapertura-miniere-norme-riciclo/
UE: riconfermato lo status di materia prima fondamentale della gomma naturale - https://www.pneusnews.it/2020/09/15/ue-riconfermato-lo-status-di-materia-prima-fondamentale-della-gomma-naturale/
Dimensione del mercato della gomma e analisi delle quote - tendenze e previsioni di crescita (2025-2030) - https://www.mordorintelligence.it/industry-reports/natural-rubber-market
Did you know that 85% of natural rubber is produced by 6 million small stockholders? - https://www.preferredbynature.org/focus/rubber
Study on the EU’s list of Critical Raw Materials (2020) - https://rmis.jrc.ec.europa.eu/uploads/CRM_2020_Report_Final.pdf
The International Natural Rubber Market, 1870-1930 - https://eh.net/encyclopedia/the-international-natural-rubber-market-1870-1930/
Thailand’s natural rubber producers are preparing for new market requirements - https://shorturl.at/UyU7E
Gomma - Prezzi - https://it.tradingeconomics.com/commodity/rubber
Effective Material Substitutes for Rubber - https://epdm.co.uk/4-effective-material-substitutes-for-rubber/
CREDITI
Autore: Nicole Beretta - Associato Area Editoriale
Caporedattore: Alessandro Liberati - Head Area Editoriale
Impaginazione e grafiche: Simone Triozzi - Head Area Comunicazione