Report Review

Il Fisco come Amico

Ciao!

Benvenuto alla seconda edizione di "Report Review" la newsletter uffciale dello Starting Finance Club Statale.

Il report di questa settimana analizza il funzionamento e lo sviluppo del Tax Control Framework, stumento prezioso per il tema della tax compliance.

Buona lettura!

Il Fisco come Amico

Tutti siamo tenuti a concorrere alle pubbliche spese in base alla capacità di ognuno; dobbiamo sostenere lo Stato in ragione delle nostre risorse, chi ha meno versa di meno e chi ha di più versa maggiormente, in maniera progressiva rispetto alla propria forza economica, in virtù della solidarietà che lega tutti i cittadini dello Stato. Grazie a questo sistema universale e solidale, chiunque può spostarsi per tutta Milano con soli 2,20 euro, oppure raggiungere Torino con meno di 13 euro, in treno. 

Fisco: da nemico ad alleato

Le imposte da un punto di vista collettivo sono una preziosa e necessaria risorsa, tuttavia per il singolo rappresentano una vera e propria spada di Damocle, e lo stesso per le imprese; queste ultime in particolare si trovano a fare “i conti” con un sistema impositivo estremamente complesso, tecnico e sofisticato, che porta alla costituzione di un velo di Maya tra le imposte previste e quelle dovute secondo la normativa fiscale. L’evoluzione fiscale va di pari passo con il progresso economico e sociale, pertanto il sistema impositivo, che origina dal nostro patrimonio culturale, è un riflesso delle esigenze di ogni epoca: si pensi all’imperatore Caligola, che, alla lettera di Svetonio, per procacciare danaro per soddisfare le proprie stravaganze, introduce un’imposta sulle liti patrimoniali (per l’importo di un quarantesimo della somma oggetto di contesa) e una sanzione sulla pace, contro quelli che si sarebbero accordati bonariamente per eludere l’imposizione sulla contesa. 

Nel panorama fiscale odierno l’innovazione e la collaborazione stanno aprendo nuovi sentieri verso un sistema più efficiente e trasparente, in cui l’adempimento collaborativo rappresenta una pietra miliare delle relazioni tra ente impositore e contribuente, orientato non più sul Timor Aerarii storico ma su principi ispirati alla fiducia e alla collaborazione tra soggetti attivi e passivi.

Il quadro giuridico

L’istituto dell’adempimento collaborativo, o cooperative tax compliance, si pone l’obiettivo di instaurare un rapporto di fiducia tra amministrazione e contribuente che miri ad un aumento del livello di certezza sull’imposizione fiscale. Questo avviene attraverso l’interlocuzione costante e preventiva con il contribuente su diversi elementi, come la preventiva dotazione di un sistema di controlli interni, atti a prevenire ed eventualmente gestire rischi di natura fiscale, il cosiddetto Tax Control Framework (TCF). L’adempimento collaborativo prevede l’adesione volontaria del contribuente qualora sia in possesso, oltre del requisito oggettivo del TCF, di precisi requisiti soggettivi, in primis i ricavi superiori a 1 miliardo di euro per esercizio. Precisiamo che fino al 2020 la soglia minima per accedere a questo regime collaborativo prevedeva un volume di affari  di 10 miliardi di euro, poi ridotta a 5 miliardi, e ancora nel 2022 è stata ridotta alla soglia tutt’ora in vigore. Emerge un chiaro orientamento del legislatore a ridurre la soglia minima di accesso alla cooperative compliance, per far sì che sempre più entità siano attratte da questo regime orientato a rapporti fiduciali e premiali.  

Il Tax Control Framework

Il regime di cooperative tax compliance nasce dall’esperienza internazionale, già nel 2008 l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dei Paesi sviluppati) ha promulgato linee guida per incoraggiare i legislatori nazionali a creare sistemi di cooperazione tra contribuente e Amministrazione finanziaria, evidenziando, con successive pubblicazioni nel 2013 e nel 2016, il ruolo chiave del Tax control framework. Come già introdotto, per accedere a questo regime collaborativo sono necessari alcuni interventi interni all’impresa per dotarsi di un sistema efficace di controllo e gestione del rischio fiscale inserito nel contesto della governance aziendale. Il rischio fiscale è il rischio dell’impresa di operare in violazione di norme tributarie oppure in contrasto con i principi o le finalità dell’ordinamento. Questo sistema di controlli si inserisce nelle più ampie attività di risk management delle imprese, sempre più attente a rilevare, individuare e gestire situazioni di rischio che potrebbero portare a situazioni critiche, drammatiche e patologiche per l’attività imprenditoriale. 

L’adozione del TCF comporta la realizzazione di una strategia fiscale che evidenzi gli obiettivi dei vertici in ottica tributaria, con particolare attenzione al rapporto con l’Amministrazione finanziaria (Agenzia delle entrate): impegno alla trasparenza, condivisione di documenti, ricorso agli interpelli preventivi. Nella sostanza il sistema di controllo deve prevedere delle procedure efficaci per svolgere le attività previste nella strategia, come la mappatura, la misurazione e la gestione dei rischi, per prevenire il verificarsi di eventi negativi, nel concreto l’irrogazione di sanzioni che, nei casi più gravi - l’emissione di fatture per operazioni inesistenti o distruzione dei documenti contabili per esempio - hanno rilevanza anche in sede penale.

Per queste procedure di gestione del rischio e attuazione della strategia fiscale, l’efficacia è valutata da professionisti iscritti presso Ordini professionali, come l’Ordine degli Avvocati o l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, che certificano l’efficacia del sistema dei controlli adottato per la gestione dei rischi fiscali alla lettera della normativa societaria e tributaria.

I benefici per le imprese

La dotazione del Tax control framework, unita ai requisiti soggettivi di cui supra, consente di beneficiare della Cooperative tax compliance, e dunque di instaurare un rapporto fiduciale con l’Amministrazione finanziaria, che comporta una serie di benefici sia dal lato operativo, sia dal lato reputazionale:

· Riduzione delle sanzioni – le sanzioni amministrative sono ridotte a un terzo, e comunque non si potranno applicare in misura superiore al minimo edittale, per le violazioni relative ai rischi di natura fiscale comunicati preventivamente attraverso l’interpello prima della presentazione delle dichiarazioni;

· Non punibilità penale - del reato di infedele dichiarazione per i rischi fiscali relativi a elementi comunicati preventivamente con interpello;

· Riduzione dei costi legali – riducendo il rischio del contenzioso con l’Agenzia delle entrate, si riducono anche i costi connessi alla gestione della pratica;

· Riduzione dei vincoli burocratici – riducendo il rischio di rimborso, si riducono le garanzie da prestare per le richieste dei rimborsi,

· Miglioramento dello standing ESG – la gestione della fiscalità è un fattore di sostenibilità della Governance, con vantaggi non solo reputazionali, ma anche di merito creditizio;

· Iscrizione nelle pubbliche liste dei Contribuenti virtuosi.

Le piccolo e medie imprese: paradossi e opportunità

Il regime di adempimento collaborativo alla data in cui scriviamo (21 aprile 2024) non è stato ancora attivato tout-court per le piccole imprese, in quanto sarebbe necessaria una rivoluzione copernicana all’interno della struttura dell’Amministrazione finanziaria per poter gestire il rapporto collaborativo con il grande numero di imprese di piccole dimensioni tipiche del capitalismo italiano di matrice familiare. 

Tuttavia sono previsti dei regimi di favor qualora le piccole e medie imprese si dotassero di un Tax control framework: riduzione delle sanzioni a 1/3 e non punibilità del reato di infedele dichiarazione. Occorre tenere conto che si tratta in ogni caso di un adempimento oneroso e dispendioso, considerando che, pure per questi contribuenti, il sistema di rilevazione deve essere inserito nel più ampio contesto del sistema di governance aziendale e di controllo interno, che gli imprenditori devono predisporre in relazione alle dimensioni dell’impresa. In altre parole, gli assetti organizzativi e di controllo delle piccole imprese sono più semplici e meno sofisticati rispetto ai grandi contribuenti che possono accedere alla Cooperative compliance, e l’adozione del TCF porta a una maggiore complessità organizzativa con fisiologici maggiori costi. Per queste ragioni il Tax control framework può essere opportunatamente adattato e semplificato in ragione della natura dell’impresa, ferma in ogni caso la certificazione da parte di professionisti iscritti presso Ordini professionali.

Conclusioni

In conclusione, il regime di adempimento collaborativo segna un passaggio fondamentale verso un sistema fiscale più equo e trasparente, volto a instaurare un rapporto di fiducia tra Stato e contribuenti. Riducendo la complessità tradizionale, si favorisce la certezza del diritto e la cooperazione che beneficia tutti i soggetti coinvolti, sia contribuente sia Amministrazione finanziaria, che dovrà ricorrere meno a strumenti di riscossione tardiva o coattiva, beneficiando maggiormente del gettito spontaneo. Attraverso questo approccio innovativo, che include sia le grandi imprese sia, in misura minore, le imprese di dimensioni ridotte, si mira a una gestione fiscale più sostenibile e responsabile, nell’ottica di una miglior gestione delle entrate pubbliche che favorisca la crescita economica e sociale della nazione.

Autore: Francesco Lazzarini - Caporedattore: Tommaso Topa