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Report Review
L'ascesa del cacao
Ciao!
Benvenuto alla prima edizione di "Report Review" la newsletter uffciale dello Starting Finance Club Statale. Siamo entusiasti di lanciare questo spazio di condivisione e approfondimento, dedicato a tutti gli appassionati di temi economici e finanziari. Con questa newsletter, miriamo a offrirti analisi dettagliate, approfondimenti esclusivi e una nuova prospettiva sulle dinamiche economiche e finanziarie che stanno modellando il nostro mondo.
Il report di questa settimana analizza le cause e gli effetti del vertiginoso aumento del prezzo del cacao.
L’ascesa del cacao
Il tesoro dei Maya non è mai stato così prezioso: i prezzi all’ingrosso del cacao sono ai massimi storici, e pare che tale rialzo non sia prossimo ad arrestarsi.
La commodity è infatti arrivata ad essere scambiata ad una quota di oltre 11 mila dollari alla tonnellata nel mercato dei future di New York - sabato 20 aprile si è chiuso con una quotazione di 11.671 dollari -, registrando un aumento del 200% considerando i prezzi della primavera dello scorso anno (2.600 dollari alla tonnellata), mentre dall’inizio del 2024 si è osservato un apprezzamento del 135%, superando persino la regina delle criptovalute: il Bitcoin (+70%).
Se si considera che i Maya utilizzavano le fave di cacao come moneta di scambio, oggi, dopo oltre due millenni, si sta assistendo ad un ironico ritorno alle origini.
Un circolo vizioso:
Le motivazioni di tale impennata sono da ricondursi in primo luogo ai cattivi raccolti, soprattutto in Africa occidentale.
L’impatto devastante che il cambiamento climatico può avere sull’agricoltura e quindi sugli scambi non è certo una novità, e, questa volta, a pagarne le conseguenze sono stati i principali produttori mondiali di cacao: Costa d’Avorio e Ghana, i quali rappresentano insieme oltre il 70% della produzione mondiale.
Nel corso del 2023, i due Paesi africani hanno infatti sperimentato delle condizioni climatiche difficili: nel dettaglio, sono state le piogge irregolari e forti - sfociate in alcuni casi in alluvioni ed esondazioni -, alternate a periodi di caldo estremo e secco, ad aver avuto un impatto non indifferente sulle piantagioni.
In secondo luogo, negli ultimi mesi si è registrato un parallelo incremento del costo di pesticidi e fertilizzanti, il quale ha contribuito, attraverso la diffusione di parassiti che hanno infettato le piante (Baccello nero e Virus dei germogli gonfi, per nominarne alcuni), a decimare ulteriormente i raccolti.
D’altro canto, sarebbe una negligenza non considerare le responsabilità dei trattamenti invasivi messi in atto dagli stessi coltivatori per riuscire a soddisfare le richieste di esportazione: lo stratagemma è stato quello di “pompare” fertilizzanti ed altre sostanze direttamente nel terreno, riuscendo da una parte ad ottenere un livello di produzione più elevato, ma, dall’altra, ciò ha portato ad un comportamento anomalo del terreno, probabilmente causato dallo sviluppo di nuove malattie.
L’azione dell’uomo non si è però fermata qui: le esigenze di mercato hanno spinto il governo ivoriano a implementare una politica di deforestazione in modo da poter soddisfare la domanda di legname e di terreno coltivabile da parte di diverse società europee e non solo; dal 1950 ad oggi, si stima che la Costa d’Avorio abbia perso il 90% della copertura forestale, e, dal 2000 in avanti, il cacao è stato responsabile di quasi il 37% di questa perdita.
Infine, un’ulteriore fonte da non sottovalutare sono gli hedge fund, ovvero fondi speculativi che, a partire dalla fine del 2023, hanno invaso i mercati di New York e Londra facendo investimenti di oltre 8 miliardi al fine di assicurarsi i contratti future del cacao, amplificando i movimenti di mercato e di fatto contribuendo, seppur in modo marginale rispetto alle cause sopracitate, all’impennata dei prezzi.
Impatto sui consumatori:
Questo trend è destinato chiaramente ad avere un impatto diretto sulla vendita al dettaglio, andando ad influenzare non solo la disponibilità ma anche il listino prezzi dei prodotti derivanti dal cacao.
La reazione di diversi venditori è stata immediata, fra questi Milka e Nestlé, i quali hanno già annunciato di aver ritoccato i prezzi al supermercato per far fronte a questa situazione.
La questione non è però prossima ad una conclusione, al contrario, Lindt prevede che l’aumento dei prezzi del cacao si tradurrà in ulteriori aumenti nel corso del 2024 e nel 2025.
Ad ora, le conseguenze sui consumatori, sebbene, come s’è detto, non abbiano tardato a manifestarsi, sono state contenute rispetto agli scenari che si prevedono per il futuro: saranno infatti necessari dai 6 ai 12 mesi affinché tale crisi rifletta la sua effettiva gravità sui prezzi al dettaglio, quando saranno terminate le scorte a magazzino e giungeranno a scadenza i contratti a termine conclusi durante questa primavera.
Allo stato attuale, un'altra possibile ricaduta è un incremento della shrinkflation, ovvero la riduzione delle dimensioni delle confezioni di prodotti sugli scaffali o della quantità contenuta in esse senza però modificarne i prezzi; nonostante tale stratagemma sia stato ampiamente criticato da diversi economisti in quanto considerato come una pratica di “inflazione occulta”, questa rimane l’alternativa più plausibile ad un aumento del costo dei molteplici prodotti a base di cacao.
La filiera del cacao:
Lo stesso discorso, in modo speculare ma opposto, vale per gli agricoltori africani, i quali avranno un riscontro - questa volta positivo - di tali rialzi solo a partire dal prossimo autunno.
I salari della forza lavoro coinvolta nella filiera - soggetti dediti alla produzione, alla gestione di magazzini di stoccaggio ed all’esportazione - non sono infatti determinati a priori, essi dipendono al contrario dai prezzi fissati nel mercato dei futures.
Ad oggi, i coltivatori ghanesi ricevono fra i 1800 e 1900 dollari a tonnellata, mentre quelli ivoriani circa 1600 dollari; per il momento i salari rimarranno stabili, i lotti vengono infatti venduti ai prezzi stabiliti 12-18 mesi fa e perciò non si noterà inizialmente alcuna variazione dei salari.
Come nel caso dei consumatori, nel momento in cui i contratti di fornitura stipulati sulla base delle attuali quotazioni del cacao giungeranno a scadenza, sarà possibile notare in che modo ed in quale misura l’aumento dei prezzi si sia riflesso sulle ricompense dei lavoratori lungo la filiera.
Autore: Alessandro Liberati - Caporedattore: Tommaso Topa